Redazione
9 Settembre 2025
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Regolamentazione Locker Europa: cosa stanno facendo le città e cosa serve all’Italia

I parcel Locker sono ormai una componente strutturale della logistica urbana. Consentono di consolidare le consegne, ridurre i tentativi falliti e tagliare i chilometri percorsi dai furgoni, riducendo così l’impatto ambientale dell’eCommerce e il traffico urbano.

Risultati d’impatto in termini di riduzione delle emissioni, però, possono essere raggiunti solo grazie alla presenza di reti dense, ben localizzate e integrate con il tessuto urbano.

Abbiamo già parlato dell’importanza della localizzazione strategica dei Locker per ottimizzare i vantaggi di questa modalità di delivery, ma posizionare dei Locker significa anche dover fare i conti con regole, permessi e canoni. In altre parole, con la cornice regolatoria che ne consente l’installazione sul suolo pubblico.

In un contesto in cui l’eCommerce continua a crescere e a concentrare pressioni sull’ultimo miglio, i comuni devono gestire più veicoli, più fermate e più occupazione di suolo, con ricadute su congestione, sicurezza e vivibilità dei centri urbani. Una regolamentazione chiara per i Locker diventa allora uno strumento abilitante: tutela decoro e accessibilità, riduce le emissioni e favorisce modelli interoperabili invece di reti frammentate.

Ma qual è lo stato dell’arte della regolamentazione dei Locker in Europa? Come si stanno muovendo le principali città? E, soprattutto, di cosa ha bisogno oggi l’Italia per fare un salto di qualità? Continua a leggere per scoprirlo.

Cos’è un parcel locker, in termini regolatori

Nel lessico regolatorio, i parcel Locker sono armadietti automatici per la consegna e il ritiro dei pacchi, collocati di norma in aree molto frequentate, come stazioni, hub di mobilità e centri commerciali, accessibili 24/7.

Dove si collocano nel diritto

A livello europeo non esiste una legge “ad hoc” sui Locker: rientrano nella cornice generale dei servizi postali e, soprattutto, nelle regole locali che governano l’uso dello spazio pubblico.

In Italia, quando un Locker è installato su suolo pubblico o su aree private nelle quali, però, c’è pubblico passaggio, serve un titolo di occupazione di suolo e si applica il Canone Unico patrimoniale introdotto dalla Legge 160/2019, con modalità e importi definiti dai regolamenti comunali. In pratica, l’ente locale rilascia l’autorizzazione e stabilisce condizioni, durata e canone.

Quando i Locker sono collocati su proprietà privata (per esempio all’interno o all’esterno di un edificio commerciale o residenziale), invece, l’installazione ricade nelle regole edilizie e di sicurezza applicabili all’edificio e allo spazio in cui è inserito; restano naturalmente fermi gli obblighi contrattuali tra proprietario/gestore dell’area e operatore del servizio. Anche in questo scenario, l’indirizzo di policy nazionale ha riconosciuto l’utilità di semplificare e rendere omogenee le procedure, proprio per favorire la diffusione ordinata di queste infrastrutture.

Gli standard tecnici di riferimento

Sebbene le norme urbanistiche siano locali, la base tecnica è armonizzata a livello europeo. La specifica CEN/TS 16819:2015 descrive le caratteristiche tecniche dei “parcel boxes” per l’uso finale (dimensioni utili, ergonomia e sicurezza, resistenza alla corrosione e alla penetrazione d’acqua, sicurezza della consegna), fornendo un riferimento utilizzato da amministrazioni e operatori quando redigono linee guida o capitolati. A questa si affianca CEN/TS 17073:2020, che inquadra i sistemi di apertura sicuri per le cassette e i box per pacchi, con particolare attenzione all’autenticazione elettronica degli operatori. Anche documenti tecnici più recenti – come il CEN/TR 18085:2024 sulla consegna sicura e contactless – riflettono l’evoluzione delle pratiche di recapito e dei requisiti di prova di consegna.

Perché questa cornice è utile a chi opera

Questa combinazione di regole locali sullo spazio pubblico e specifiche tecniche europee chiarisce chi fa cosa. In termini pratici, i Comuni governano dove e come si può installare un Locker (permessi, canoni, requisiti di inserimento urbano e accessibilità), mentre gli standard CEN aiutano a definire che cosa deve garantire il dispositivo in termini di sicurezza, affidabilità ed ergonomia.

Per merchant, corrieri e gestori delle reti di Locker significa poter progettare investimenti con maggiore certezza, dialogando con le amministrazioni su basi verificabili e condivise.

Panoramica delle regolamentazioni in Europa

Chiarito chi fa cosa, il passo successivo è vedere come questa cornice si traduce sul campo. Molte città europee hanno già iniziato a mettere regole, ciascuna con strumenti diversi (permessi di occupazione del suolo, linee guida estetiche, sperimentazioni su aree di trasporto, fino a modelli multi-operatore). La nostra panoramica delle regolamentazioni attualmente presenti in Europa prende le mosse dalla mappatura di Andre V. Veskimeister, dalla quale siamo partiti per offrire un quadro aggiornato e confrontabile.

L’obiettivo, naturalmente, non è stilare una classifica, ma capire come si sta regolando questo fenomeno. Nelle sezioni che seguono entriamo città per città, evidenziando gli elementi replicabili e le criticità da evitare per chi opera nella filiera dell’eCommerce e della logistica.

Bratislava: regole su localizzazione, estetica e “visual smog”

Nel luglio 2025 la Città di Bratislava, in Slovacchia, ha definito regole su dimensionamento, collocazione e aspetto dei Locker nello spazio pubblico, con procedure autorizzative e attenzione al tema del “visual smog”. Le installazioni sul suolo pubblico sono soggette a permessi, canoni e criteri di inserimento urbano. La città ha pubblicato un vademecum dedicato per scoraggiare occupazioni improprie di marciapiedi e parchi.

Kraków: i locker come “occupazione del passaggio stradale”

A Cracovia, in Polonia, la gestione dei dispositivi su suolo pubblico, inclusi i Locker, ricade nelle competenze del Zarząd Dróg Miasta Krakowa (ZDMK) e segue l’iter previsto per l’occupazione del passaggio stradale con permessi temporanei e tariffe in base a superficie e posizione. Le pagine ufficiali illustrano criteri, modulistica e diritti dovuti, che si applicano anche a strutture come i paczkomaty (i parcel Locker) quando collocati su suolo di competenza stradale.

Poznań e Wrocław: linee guida municipali specifiche

Alcune città polacche hanno inoltre pubblicato linee guida esplicite. La città di Poznań, per esempio, ha emanato nel 2021 indicazioni operative e urbanistiche per la collocazione dei Locker su aree comunali; mentre la città di Wrocław ha aggiornato nel 2024/2025 un documento tecnico che dettaglia requisiti di localizzazione, accessibilità e inserimento paesaggistico. Sono atti “validi” sulle aree di competenza comunale, ma rappresentano benchmark utili anche per altri enti.

Berlino, distretto di Tempelhof-Schöneberg: “Sondernutzung” e aree idonee

Nel distretto berlinese di Tempelhof-Schöneberg i Locker sono inquadrati come “uso speciale” del suolo stradale (“Sondernutzung”) e regolati da un Merkblatt (cioè un documento tecnico o informativo) che delimita le aree ammissibili, scoraggia l’installazione su marciapiedi stretti e nei parchi e incoraggia soluzioni alimentate a energia solare in hub di mobilità, per coerenza con gli obiettivi climatici e di accessibilità.

Stoccolma: restrizioni nel centro storico e priorità a sicurezza pedonale

A Stoccolma, in Svezia, il Trafikkontoret (il Dipartimento dei Trasporti) ha adottato un approccio prudente nelle aree storiche: la città ha chiarito l’intenzione di vietare l’installazione di Locker entro 300 metri dal perimetro della città interna, per tutelare il carattere dei luoghi, preservare la fruizione dei marciapiedi e ridurre gli ingombri in contesti delicati. Gli atti ufficiali e i report di policy illustrano l’orientamento dell’amministrazione e il quadro delle condizioni locali (distanze, compatibilità estetica, accessibilità pedonale).

Londra: sperimentazioni nei borough e partnership con TfL

A Londra diversi borough hanno avviato programmi pilota su suolo di proprietà comunale, spesso privilegiando siti off-pavement e reti utilizzabili da più corrieri. Il borough di Hounslow, per esempio, ha lanciato con YEEP! Lockers un pilota “multi-borough”, insieme ai quartieri di Lambeth, Merton, Kingston e Sutton, motivato da obiettivi ambientali e di riduzione del traffico. Parallelamente Transport for London ha installato armadietti “click & collect” in oltre 50 car park di stazioni, consolidando così le consegne e riducendo i chilometri percorsi per tentativi falliti.

Vienna: piattaforma pubblica e sperimentazioni su aree di trasporto

A Vienna il gruppo Wiener Stadtwerke ha sviluppato il progetto WienBox per una rete di locker a servizio della città, mentre WienIT (società del gruppo) nel 2025 ha presentato Nextbox, piattaforma “white-label” per reti interoperabili, pensata per amministrazioni e operatori. Il quadro viennese è interessante anche perché combina proprietà pubbliche diffuse (trasporto, housing, parchi) e vincoli edilizi: le linee guida e i riferimenti edilizi pongono attenzione a materiali, sicurezza antincendio e regole specifiche per installazioni in edifici residenziali storici.

Oltre i regolamenti: linee guida che abilitano le città

Non tutte le giurisdizioni hanno regolamenti “ad hoc”, ma esistono handbooks e linee guida per i comuni. Nei Paesi Bassi, ad esempio, studi promossi da Topsector Logistiek hanno prodotto una “handreiking”, cioè una guida pratica per integrare Locker e Punti di Ritiro nella pianificazione urbana, con raccomandazioni su localizzazione, interoperabilità e impatti sullo spazio pubblico. Questi materiali, pur non vincolanti, colmano i vuoti regolatori e favoriscono approcci coerenti tra città.

Fuori dall’Europa: i casi più interessanti

Guardando oltreoceano, New York City ha avviato il pilota LockerNYC: Locker su marciapiedi pubblici, gratuiti per l’utenza e aperti a più corrieri con regole stringenti di manutenzione, sicurezza e raccolta dati per valutare impatti su furti, efficienza e congestione. Il programma è stato lanciato nel 2024 e già più volte ampliato.

Singapore, in Asia, rappresenta invece un caso di rete nazionale ad accesso aperto: l’autorità IMDA ha istituito e normato Pick Network, con 1.000 stazioni in nodi del trasporto e quartieri residenziali, garantendo accesso equo a tutti i vettori e standardizzando regole, interfacce e sicurezza attraverso una piattaforma interoperabile. Per chi progetta Reti di Locker in Europa, questo caso è sicuramente un riferimento per quanto riguarda governance, neutralità e scalabilità.

Italia: dove siamo e cosa manca

In Italia non esiste, ad oggi, una legge nazionale specifica per i parcel Locker su suolo pubblico. Come anticipato, le installazioni ricadono nel quadro generale dell’occupazione di suolo pubblico e del Canone Unico patrimoniale (istituito dalla Legge 160/2019), che i Comuni applicano con propri regolamenti. In pratica: serve una concessione per l’occupazione, si pagano canoni parametrati a superficie, durata, tipologia e zona, e valgono tutte le norme di sicurezza stradale e di arredo urbano; in aree storiche si applicano anche i vincoli paesaggistici. È un impianto che funziona, ma che crea variabilità procedurale e tempi non sempre prevedibili.

AGCOM – l’Autorità per le Garanzie nella Comunicazioni ha riconosciuto il ruolo dei Locker nel mercato postale, definendone caratteristiche e richiamando l’utilità di un percorso di armonizzazione delle norme locali per semplificare gli iter autorizzativi e favorire lo sviluppo di reti su aree aperte al pubblico e nei condomini. Pur non essendo una disciplina urbanistica, questi atti indicano una direzione chiara: più certezza e regole uniformi per accelerare gli investimenti.

Molte città italiane già integrano i Locker negli hub di mobilità o nelle proprie strategie di logistica urbana. Roma, per esempio, ha avviato con ATAC l’installazione di Locker InPost e Amazon dentro le stazioni della metropolitana, sfruttando spazi di interscambio e riducendo i percorsi verso le abitazioni. Le società postali e i corrieri hanno poi sviluppato reti private capillari su aree commerciali e private, come ad esempio Poste Italiane con il network Punto Poste.

I quattro pilastri delle politiche europee sui Locker

Le esperienze citate mettono a fuoco quattro obiettivi ricorrenti:

  • Ordine e decoro: limitare l’“affollamento” di Locker in marciapiedi stretti e garantire tutele speciali nei centri storici, oltre che requisiti estetici e cromatici.
  • Accessibilità e sicurezza: garantire franchi pedonali (cioè la larghezza libera e continua del marciapiede che deve restare sgombra da ostacoli per permettere il passaggio in sicurezza e comfort delle persone, inclusi utenti con passeggini, ausili o sedie a rotelle), rampe, visibilità e percorsi liberi, rispettando gli standard di ergonomia e sicurezza dell’hardware.
  • Decarbonizzazione: reti dense, integrate a nodi del trasporto pubblico locale e alimentate anche da solare, oltre che combinazione dei Locker con cargo-bike e micro-hub.
  • Interoperabilità: la tendenza più promettente è spingere su reti multi-operatore o piattaforme neutrali che aprono i Locker a più corrieri, evitando duplicazioni di infrastrutture.

Gli elementi essenziali di una buona regolamentazione “locker-ready”

Dalle esperienze europee analizzate emerge una ricetta abbastanza chiara: servono criteri misurabili per dove installare i Locker, procedure semplici per autorizzarli, standard di accessibilità per usarli in sicurezza, neutralità per evitare reti duplicate e, infine, dati per correggere la rotta.

Guardando oltre la regolamentazione, anche operatori e merchant possono giocare un ruolo essenziale facilitando lo shift all’Out of home offrendo l’opzione Locker al proprio checkout e comunicando in modo trasparente ai clienti i benefici in termini ambientali e di affidabilità.

In questo scenario, GEL Proximity fa da abilitatore neutrale: una piattaforma unica che orchestra reti e punti di ritiro multi-operatore, aiuta merchant, corrieri e amministrazioni ad allinearsi alle regole locali, ottimizza l’assegnazione del Locker più vicino all’utente e misura i risultati con metriche operative su ritiri, consegne fallite, tempi medi ed emissioni di CO₂.

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