La Peak Season 2025 sta per iniziare e il settore eCommerce si prepara ad affrontare, come ogni anno, l’ondata più intensa di ordini. Ma se negli anni scorsi l’attenzione si è concentrata sul fronte delle consegne, oggi è sui resi che si gioca la partita più complessa.
È infatti nei mesi di maggior traffico che i resi eCommerce raggiungono i volumi più elevati e difficili da gestire. La ragione è semplice: le importanti scontistiche, tipiche della Peak Season, attraggono molti consumatori, che spesso però si ritrovano a fare acquisti sbagliati o di impulso di cui poi si pentono. Il risultato? Un reso.
La domanda che quindi vogliamo porci è se sia possibile trasformare la gestione dei resi in un elemento decisivo per la sostenibilità economica e ambientale della filiera. La risposta – spoiler – è sì!
Con un valore globale che supera i 1.000 miliardi di dollari l’anno e un tasso medio dei resi intorno al 30%, la reverse logistics non può più essere considerata un’attività accessoria: è un processo strutturale che, soprattutto durante la Peak Season, può determinare la differenza tra margini erosi e nuove opportunità di valore. In questo scenario, le soluzioni di consegna e reso Out Of Home, come Locker e Punti di Ritiro, emergono come un’infrastruttura strategica capace di standardizzare flussi tradizionalmente caotici e costosi.
In questo articolo analizziamo come e perché il modo di gestire i resi stia cambiando, e quali leve operative possono davvero trasformare la reverse logistics in un vantaggio competitivo per retailer, operatori logistici e trasportatori.
La nuova “economia del reso”: perché nel 2025 la reverse logistics non può più essere lineare
Un problema da 1.000 miliardi di dollari
L’impatto economico dei resi ha ormai raggiunto proporzioni che nessun operatore della filiera può più ignorare. Nel mondo, il loro valore supera i 1.000 miliardi di dollari l’anno; in Italia, il tasso di reso dell’eCommerce raggiunge il 40% e coinvolge 18 milioni di consumatori. Numeri destinati ad amplificarsi durante i mesi di massima attività promozionale e commerciale, quando la pressione operativa aumenta e gli errori – o le inefficienze – hanno un effetto moltiplicatore sui costi.
Il settore fashion è quello più esposto: solo in Italia i resi del comparto generano un costo pari a 2,5 miliardi di euro e sono responsabili di 23 milioni di tonnellate di CO₂. Dati che raccontano di una supply chain che non può più permettersi di trattare il reso come un’anomalia.
Dal modello lineare al modello circolare delle “5R”
Secondo il modello tradizionale, la logistica seguiva una filiera lineare: produzione, distribuzione, consumo e fine vita del prodotto. Ma l’aumento dei volumi dell’eCommerce, e soprattutto dei resi, ha reso evidente come questo schema non sia più sufficiente a sostenere le esigenze del mercato.
La reverse logistics entra così a far parte della filiera in modo strutturale e dà forma a un modello di logistica circolare fondato sul paradigma delle 5R: Return, Resell, Repair, Recycle, Replace, che mette al centro il recupero di valore lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
I resi diventano così un ciclo in cui il prodotto può generare nuovamente valore, sia economico – attraverso la rivendita o la sostituzione – sia ambientale, grazie al recupero e alla rigenerazione. L’obiettivo non è più “gestire un errore”, ma integrare un processo che, se ben progettato, riduce sprechi e costi.
Bracketing, variabilità dei flussi e costi fuori controllo: le tre emergenze per gli eCommerce
Il bracketing come abitudine strutturale
Tra le cause principali dell’aumento dei resi nel settore eCommerce emerge il fenomeno del “bracketing”, ovvero l’acquisto simultaneo di più varianti dello stesso prodotto (tipicamente taglie o colori diversi) con l’intento di restituirne la maggior parte. Nulla di diverso rispetto a quanto accade in un qualunque camerino di un punto vendita retail, ma con costi ben diversi.
Il risultato, infatti, è un volume di resi elevato e irregolare, che rende molto difficile prevedere e pianificare i flussi. Ed è proprio questa imprevedibilità il primo elemento che innesca inefficienze e costi aggiuntivi lungo l’intera filiera.
Dove nascono i costi nascosti: processi non standardizzati e scarsa visibilità
L’impatto economico del bracketing, e più in generale della crescente abitudine da parte degli eShopper a restituire con frequenza i prodotti acquistati, si traduce in costi sempre più pesanti per gli eCommerce. Basti considerare che il costo medio di un reso varia tra gli 8 e i 12 euro, a seconda del prodotto e della filiera: un valore che spesso supera il doppio del costo di consegna.
Questi costi non derivano solo dal volume dei resi, ma anche da tre criticità strutturali della reverse logistics:
- processi meno standardizzati rispetto alla delivery,
- flussi altamente variabili e difficili da pianificare;
- destinazioni finali incerte, che generano accumuli, ritardi e un utilizzo inefficiente delle risorse.
È la combinazione di variabilità e asimmetria tra consegna e reso a rendere l’intera gestione così onerosa.
Dalla disorganizzazione alla perdita di margine, il “costo del caos”
Quando volumi imprevedibili si innestano su processi poco standardizzati il risultato è ciò che molti operatori definiscono il “costo del caos”: magazzini che si saturano rapidamente, operazioni di verifica e smistamento dei prodotti resi che rallentano e trasporti che si moltiplicano, erodendo ulteriormente i margini.
In uno scenario del genere, il reso non può più essere considerato solo una fase accessoria del post-vendita. Diventa invece un fattore strategico, capace di incidere direttamente sulla redditività complessiva e, soprattutto durante la Peak Season, sul livello di servizio offerto al cliente.
Le nuove soluzioni operative: micro-factories, automazione e reti OOH
Le micro-factories come modello emergente
Una risposta innovativa arriva dal modello delle “micro-factories”: piccoli poli locali dedicati alla ricezione, selezione e ricondizionamento dei prodotti.
Questo approccio consente di ridurre il percorso dei resi, evitando trasporti inutili verso hub centralizzati e accorciando i tempi di reimmissione del prodotto.
Perché il reso Out Of Home riduce costi e CO₂
I resi tramite Locker e Punti di Ritiro rappresentano sicuramente la soluzione più efficace per standardizzare e consolidare i flussi.
Concentrando le restituzioni in punti fisici strategici si riducono infatti i giri di ritiro a domicilio, si accorciano le distanze percorse e diminuiscono le mancate consegne.
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Tecnologia e visibilità del dato: la leva che mancava
Per anni la gestione dei resi è rimasta uno dei segmenti meno digitalizzati della supply chain. Mentre la fase di consegna si è arricchita di sistemi di tracking, previsioni di arrivo e strumenti di ottimizzazione, la logistica inversa ha continuato a muoversi in un territorio opaco, dove né gli eCommerce né i trasportatori avevano reale visibilità su cosa stesse tornando, quando sarebbe arrivato e dove dovesse essere indirizzato.
È proprio questa mancanza di informazione strutturata a generare i colli di bottiglia tipici della reverse logistics: magazzini impreparati a ricevere volumi inattesi, processi di smistamento rallentati, mezzi che viaggiano non ottimizzati e decisioni operative basate più sull’urgenza che sulla pianificazione.
Le nuove tecnologie di integrazione e orchestrazione dei flussi stanno finalmente colmando questa lacuna. Collegando tra loro sistemi diversi – quelli degli eCommerce, dei corrieri, dei Punti di Ritiro e dei centri logistici – consentono infatti di:
- conoscere in anticipo i volumi di reso in arrivo;
- indirizzare automaticamente ogni reso verso il nodo logistico più adeguato;
- standardizzare le informazioni su stato, posizione e tipologia del prodotto;
- distribuire i flussi su reti Out Of Home che consolidano i ritorni, evitando congestioni improvvise.
In questo modo il reso non è più un flusso disordinato e imprevedibile, ma un processo monitorabile, pianificabile e governabile, con benefici tangibili per ogni attore della filiera.
Ritiro a domicilio, reso in negozio o OOH? Il confronto tra i modelli
Il ritiro a domicilio è il modello più costoso
Il ritiro a domicilio rimane l’opzione meno efficiente per gestire i resi eCommerce, soprattutto nei periodi di picco. Ogni reso richiede infatti una visita dedicata a un singolo indirizzo, senza possibilità di consolidare le raccolte e con un’elevata probabilità di tentativi falliti se il cliente non è presente. Questo comporta tempi più lunghi, costi operativi più alti e un utilizzo poco razionale di mezzi e personale. Non sorprende, quindi, che il ritiro a domicilio risulti il modello economicamente più oneroso e quello che fatica maggiormente a scalare quando i volumi aumentano.
Il reso in negozio: ottimale per i brand, meno per i marketplace
I resi presso un punto vendita del brand rappresentano una soluzione efficace per i retailer che dispongono di una rete fisica, dal momento che consente di riportare traffico negli store, ridurre i costi logistici e accelerare eventuali sostituzioni o cambi prodotto. È quindi un modello che funziona bene quando l’azienda controlla direttamente sia il canale online sia quello offline. Ma quando non è così?
Per i marketplace e per i merchant che operano esclusivamente online questa possibilità semplicemente non esiste. In mancanza di punti vendita propri, il reso in negozio diventa un’opzione impraticabile o applicabile solo in forma limitata attraverso partnership dedicate, rendendolo di fatto un modello non scalabile per chi basa il proprio business sulla sola vendita digitale.
Locker e PUDO: la soluzione che standardizza la variabilità
Le reti Out Of Home, come Locker e Punti di Ritiro, rappresentano oggi la soluzione più efficiente per gestire i resi su larga scala. A differenza del ritiro a domicilio permettono infatti di concentrare i ritorni in nodi fisici che operano con orari, procedure e flussi uniformi. Questa standardizzazione rende la gestione molto più prevedibile: i resi arrivano in luoghi già attrezzati, vengono consolidati e possono essere instradati rapidamente verso il centro logistico più adatto.
Il risultato è un processo stabile e scalabile, capace di assorbire picchi di volume senza intasare la rete e senza generare i costi aggiuntivi tipici delle soluzioni più disperse.
Nel 2025 i resi eCommerce devono essere visti come una leva competitiva
Alla luce di quanto abbiamo visto fin qui, è evidente che la gestione dei resi sta cambiando profondamente. Le soluzioni Out Of Home non sono semplicemente un’alternativa logistica, ma l’elemento che permette di trasformare un flusso storicamente caotico in un processo stabile, prevedibile e sostenibile. Standardizzare la variabilità, consolidare i ritorni e renderli pianificabili significa ridurre i costi, migliorare l’efficienza operativa e alleggerire l’impatto ambientale dell’intera filiera.
La reverse logistics entra così in una nuova fase: da centro di costo difficile da controllare a vera e propria leva competitiva, capace di generare valore per eCommerce, operatori logistici e trasportatori. In un mercato sempre più sfidante saper gestire i resi in modo intelligente non è più un vantaggio opzionale, ma un requisito essenziale.
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