Secondo un recente report di Stripe, il 58% dei flussi di pagamento europei contiene almeno tre errori di base, che si traducono in inutili complessità per i clienti che rischiano così di abbandonare il proprio acquisto proprio nella fase finale, il checkout, annullando ogni sforzo che è stato compiuto per aumentare il tasso di conversioni.
Come abbiamo raccontato anche qui, infatti, tra i motivi più frequenti per i quali un e-Shopper non finalizza una transizione troviamo: un processo di check-out troppo lungo e complesso (26%), un sito web poco affidabile per inserire i dati della carta di credito (17%) o opzioni di pagamento insufficienti (6%).
Nonostante i numerosi sforzi ed investimenti da parte degli eCommerce per stabilire la notorietà del brand, aumentare il traffico sui siti web, ottimizzare le pagine e convincere i clienti a completare un acquisto, un numero ancora sorprendente di aziende trascura proprio la fase finale e cruciale del percorso di conversione, ossia il flusso di pagamento. Un errore che può costare molto caro se si considera che il 90% dei casi di abbandono dell’acquisto in Europa avviene proprio nella pagina di pagamento e che sarebbe dunque bene non commettere seguendo alcuni semplici accorgimenti che vedremo di seguito.
I 3 errori più comuni in fase di check-out
Secondo l’analisi condotta da Stripe su 450 player di eCommerce situati in Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Italia, infatti, sarebbero tre gli errori più diffusi:
1. Mancata verifica automatica del numero di carta durante l’inserimento (42% delle aziende prese in analisi);
2. Assenza del tastierino numerico per inserire il numero di carta su dispositivi mobili;
3. Possibilità di completare la transizione anche se si inserisce un numero di carta errato o una data di scadenza non corretta (39% dei casi).
La situazione in Italia
Nota di demerito per gli eCommerce italiani che si attestano essere tra quelli con le peggiori prestazioni in fase di check-out insieme ai Paesi Bassi. Nel 66% dei casi, infatti, non viene confermato il tipo di carta all’inserimento del numero (la percentuale europea è del 45%), mentre nel 56% dei casi non viene verificato automaticamente il numero di carta (42% a livello europeo).
Un’altra grave mancanza che viene spesso riscontrata è l’impossibilità di inserire spazi tra i numeri (19% dei casi europei, oltre il 30% dei casi italiani), creando così la difficoltà per l’utente finale di dover utilizzare solo un formato specifico per i dati.
Difficoltà che si traduce nel 21% dei casi con l’abbandono del processo di acquisto e, conseguentemente con una mancata conversione, cioè vendita, per il canale eCommerce, dal momento che il processo risulta essere troppo lungo o complicato per i clienti il cui desiderio è quello di fare click sul pulsante di acquisto e completare la transizione, senza dover tornare al modulo per correggere errori basilari.
Come risolvere i problemi in fase di pagamento
Errori basilari, dunque, che possono – fortunatamente – essere risolti seguendo alcuni semplici accorgimenti:
1. Evidenziare in tempo reale eventuali errori nei dati di pagamento, così che il cliente possa correggere immediatamente i dati senza arrivare prima alla fine del modulo;
2. In caso di errore, descrivere al cliente in maniera quanto più chiara, semplice e specifica l’errore commesso, così che possa correggerlo senza difficoltà;
3. Assicurarsi che il modulo di pagamento accetti le informazioni salvate nel browser del cliente, così che non debba tutte le volte reinserire da capo dati che aveva già memorizzato, velocizzando così anche la fase di pagamento;
4. Mostrare automaticamente l’icona del circuito della carta dopo l’inserimento del numero;
5. Ottimizzare la fase di check-out anche per i dispositivi mobili (basti pensare che, sebbene il 50% del traffico legato all’eCommerce provenga da smartphone, l’88% dei siti eCommerce presi in analisi non supporta portafogli elettronici come Apple Pay o Google Pay).
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